Il percorso, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Modena Filippo Maggia, ripercorre l’intera carriera dell’artista, presentando alcune pietre miliari della sua ricerca.
Inaugurazione:
Sabato 7 Marzo 2015
Orari di apertura:
Mercoledì - Venerdì dalle ore 15:00 alle ore 19:00
Sabato - Domenica dalle ore 11:00 alle ore 19:00
Lunedì e Martedì chiuso
Festività:
Lunedì 6 Aprile dalle ore 15:00 alle ore 19:00
Sabato 25 Aprile dalle ore 11:00 alle ore 19:00
Venerdì 1 Maggio dalle ore 15:00 alle ore 19:00
Martedì 2 Giugno dalle ore 15:00 alle ore 19:00
Chi e' Hiroshi Sugimoto
Hiroshi Sugimoto è un fotografo e artista giapponese. Nato nel 1948 a Tokyo, Giappone
Vive tra Tokyo, Giappone e New York, Stati Uniti. Le sue opere si dividono in serie con diverse tematiche.
Le fotografie che compongono le serie di Sugimoto, lontane dal costituire attestazioni dirette della realtà, sono immagini mentali, concetti la cui materializzazione è resa possibile grazie a un rigoroso controllo del mezzo fotografico e del processo manuale di stampa, seguito anch’esso personalmente dall’artista. Nella serie *Theatre* – realizzata fotografando con tempi di esposizione lunghissimi sale degli anni ’20 e ’30, cinema degli anni ’50 e drive in – la luce bianca degli schermi rettangolari, che illumina il resto dell’ambiente, contiene in sé l’intera proiezione del film. In *Architectures* la tecnica dello sfocato priva le architetture moderniste di connotazioni temporali. I lunghi tempi di esposizione dei *Seascape* bloccano il movimento delle onde in immagini eterne, mentre il soggetto dei *Portraits* realizzati fotografando i personaggi dei musei delle cere è l’immortalità stessa. Il tempo è dunque il tema dominante nell’opera di Sugimoto, la cui ricerca artistica è sempre volta a trovare soluzioni ai problemi di rappresentazione e visualizzazione da esso posti. A proposito della serie *Dioramas*, cui *Gorilla*, *Neanderthal* e *Cro-magnon* appartengono, Sugimoto racconta:
“Quando andai a New York per la prima volta, nel 1974, feci vari giri turistici per la città e visitai tra l’altro l’American Museum of National History. Ebbi una curiosa illuminazione guardando i diorami degli animali: gli animali impagliati nell’ambientazione dei fondali dipinti non sembravano affatto veri, mentre una sbirciata veloce con un occhio solo cancellava ogni oggettività e dava loro un aspetto quanto mai reale. Avevo trovato il modo di guardare il mondo come se fossi una macchina fotografica. Per quanto falso sia il soggetto, in fotografia sembra vero”.
FONTE: Fondazione Fotografia