Semplificando il principio, i sensori fotografici montati sugli smartphone altro non fanno che raccogliere la luce sulla loro parte sensibile e tradurre la quantità di fotoni catturati in una matrice di numeri: di solito a questo punto entra in gioco un algoritmo di elaborazione che "semplifica" i dati raccolti e provvede a comprimere l'immagine per ottimizzare lo spazio occupato in memoria. Un'operazione resa necessaria per impedire di riempire lo storage con pochi scatti, e anche perché JPEG costituisce di fatto uno standard per Internet: per postare una foto su un social network o inviarla agli amici è utile e in molti casi necessario che sia in un formato previsto dal software, e di solito questo formato è proprio JPEG.
Lollipop però offre un'alternativa: si può scegliere di salvare gli scatti in RAW e poi di elaborarli in JPEG successivamente, in modo tale da poter trarre il meglio dai due mondi. RAW altro non è che l'equivalente del negativo delle vecchie pellicole chimiche: attraverso appositi programmi di elaborazione, sul telefono stesso o sul PC, si può elaborare l'immagine al meglio per mettere in risalto una caratteristica, per schiarire le ombre o smorzare le zone sovraesposte, in modo tale da ottenere un risultato migliore di quello che un algoritmo (che per sua natura deve elaborare nel più breve tempo possibile con la potenza limitata di uno smartphone) può fare.
I file così ottenuti sono salvati in un formato sviluppato da Adobe, il DNG, che è lo stesso già scelto per l'analoga funzione compresa nei Lumia 1020 e 1520. L'aspetto più interessante della questione, comunque, non è tanto la possibilità degli smartphone di scattare foto in RAW (pur sempre limitati dalle capacità e dalle dimensione dei sensori installati): d'ora in avanti Android sarà utilizzabile anche come piattaforma per sviluppare il firmware di più evolute e potenti macchine fotografiche, anche di livello professionale, che potranno giovarsi della flessibilità e dell'espandibilità dell'OS sviluppato da Google.
FONTE: Telefonino